Vendemmia in Borgogna, un'esperienza da fare almeno una volta nella vita.
Vendemmia in Borgogna, un'esperienza da fare almeno una volta nella vita.
Cari lettori, proverò a sintetizzare tutto in modo da rendere la lettura meno tediosa possibile, anche se potrete ben capire che quando si parla di Francia e di vino, essere concisi è veramente molto difficile.
La Francia ed il suo terroir sono sicuramente il simbolo del vino nel mondo per ogni appassionato degustatore di vini, ma confesso con molta franchezza che la fase organizzativa non è stata così semplice; mi riferisco al riuscire a prendere contatti ed organizzarsi con le aziende vitivinicole francesi indipendentemente dalla loro importanza, grandezza e area geografica.
Avrò contattato almeno 120 azienda suddivise tra château nell’area di Bordeaux, domain in Borgogna ed altrettante realtà nell’area dello Champagne.
Non voglio scoraggiare nessuno ma, se siete Italiani e avete voglia di provare questa esperienza unica nel suo genere, preparatevi a ricevere svariati rifiuti in quanto l’Italianità ancora una volta non premia.
A questo punto potrete sicuramente capire la mia felicità quando cominciai a ricevere risposte positive all’infinità di email inviate.
Avevo finalmente trovato l’azienda adatta e, pur essendo un appassionato di bollicine, ho scelto l’area della Borgogna per questioni legate sia al periodo di vendemmia sia ad una mia maggiore libertà dagli impegni lavorativi.
Il mio viaggio è iniziato da Pisa con destinazione Chassagne Montrachet, in mente avevo solo tre cose: “uva, vino e terroir”, ma soprattutto il desiderio di carpire quanta più conoscenza possibile, ero talmente emozionato da farmi venire l’ansia.
Il percorso non è stato breve, ma sicuramente i chilometri macinati in terra Italiana sono stati piacevoli per le zone attraversate dove, man mano che si andava avanti, si scorgevano vitigni e denominazioni differenti del territorio.
Attraversando la Liguria e guardando con i propri occhi si può ben comprendere, grazie alla morfologia del territorio, l’espressione più volte utilizzata di “Viticultura Eroica”.
Percorrendo la riviera di Levante si incontrano le zone vinicole appartenenti alle DOC Colli di Luni e Colli di Levanto, dove i vitigni principali in uso rimangono il Vermentino, Sangiovese, Ciliegiolo ma anche Bosco, Albarola e Sciacchetrà… parliamo di territori collinari con terrazzamenti straordinari, accarezzati dalle correnti marine, ben ventilati e molto luminosi.
Superati i meravigliosi territori liguri ricchi di scorci mozzafiato eccomi sconfinare in Piemonte, terra simbolo del patrimonio vitivinicolo italiano e mondiale, terra di Barolo e dell’ormai famosissimo vitigno Nebbiolo.
In questa regione due le aree oggetto del mio percorso: Tortona, in cui risiede la denominazione DOC Colli Tortonesi; non si può non citare un vitigno autoctono di sicuro interesse il “Timorasso”, che grazie alle sperimentazioni degli ultimi decenni dà uno dei più grandi bianchi del sud Piemonte (complesso, strutturato e longevo al pari dei più blasonati vini d’oltralpe) sicuramente uno dei bianchi più interessanti che ho incontrato fin ora. L’altra zona è il Monferrato, denominazione DOC Monferrato territorio prettamente collinare, molto rilevante per i suoi vini rossi ma anche terra di bianchi importanti. Purtroppo il sopraggiungere della nebbia ha inevitabilmente distrutto ogni possibilità di intravedere scorci e paesaggi, e quella stessa nebbia mi ha sfortunatamente accompagnato fino in territorio francese, a Mâcon.
Con il dissiparsi della nebbia e la maggior parte dei km ormai percorsi, sono finalmente giunto in Borgogna e mentre procedo verso la mia destinazione, mi accorgo di come tendenzialmente muta il paesaggio da aree verdi curate nei pressi cittadini a zone di campagna coltivate, per passare a quello che potremmo definire un modello di vigna in perfetto stile “giardino inglese”.
Arrivati alle porte di Chassagne Montrachet, piccolo comune francese di circa 300 abitanti nel dipartimento della Côte d'Or, mi immergo immediatamente nella tipicità dei questo magnifico borgo caratterizzato da pochi edifici incastonati tra loro.
La porzione edificata è minima se paragonata alla quantità di vigna presente circa 350 ha.
La città si presenta come se fosse un piccolo borgo pianeggiante, case in muratura e pietra locale, strade perfettamente asfaltate, giardini curati e poi le vigne…uno spettacolo che toglie il fiato.
Piccola precisazione in merito al territorio, vi posso assicurare è tutto fuorché ristretto e contenuto, cinque sono le zone principali di produzione che caratterizzano la Borgogna: Chablis, Côte d'Or, Côte Chalonnaise, Macônnais e Beaujolais che prevedono complessivamente più di cento AOC (Appellation d'Origine Contrôlée).
La Côte d'Or (prende il nome dal colore oro dei vigneti nel periodo autunnale) nostra zona di riferimento, è suddivisa in due aree: quella più a nord, prende il nome di Côte de Nuits, mentre quella più a sud, prende il nome di Côte de Beaune.
La prima è dedita principalmente alla produzione di vini rossi, i più pregiati e longevi della Borgogna da uve Pinot Noir, mentre la Côte de Beaune, in cui rientra Chassagne Montrachet, è rinomata per la produzione di vini bianchi da uve Chardonnay, ma troviamo anche vini rossi veramente interessanti da uve Pinot Nero come il Corton ed alcuni Pommard.
Sono da sempre stato un grande appassionato soprattutto di vini bianchi, non me ne vogliate, ciò non vuol dire che non ami i vini rossi, ma comprenderete la mia felicità quando ho scoperto che i più celebri e rappresentativi vini bianchi di Borgogna sono quelli di Corton, Meursault, Puligny-Montrachet e Chassagne-Montrachet, a quel punto mi venne la pelle d’oca e non vedevo l’ora di poterli degustare.
La produzione delle uve è divisa in modo equo tra bianchi e rossi, rispettivamente per le uve bianche Chardonnay e L’Aligoté (vitigno utilizzato per la realizzazione di spumante Crémant de Bourgogne) mentre per le uve nere Pinot Nero e il Gamay (vitigno autoctono della Borgogna allevato a Beaujolais che prende il nome di Beaujolais Nouveau o Primier, è il vitigno che concorre per la produzione del vino “Novello”).
Arrivati al Domain Coffinet-Duvernay mi presento ai titolari Phillippe Duvernay e Laura Coffinet, persone genuine, simpatiche e grandi lavoratori , con cui ho avuto modo di approfondire aspetti e differenze tra i sistemi italiani e francesi in materia vitivinicola.
L’approccio di lavorazione adottato dal Domaine è di tipo tradizionale, con pressatura soffice delle uve e successiva sedimentazione naturale notturna delle fecce in cisterna. Post decantazione statica, il vino è pronto per la fermentazione in barrique. Sono utilizzate solo il 25-30% di nuove botti di rovere per l'invecchiamento, che dura dai dodici ai quindici mesi a seconda della qualità della vendemmia.
L’unica eccezione è il Batard Montrachet Grand Cru del Domaine, che utilizza fino al 50% di barrique nuove. Una concentrazione di aromi e sapori caratterizza nei vini il timbro aziendale, in grado di invecchiare per decenni. Il loro vino Chassagne Montrachet Blanc Les Blanchots Dessus 1er Cru è prodotto in toto dal vigneto climat di Les Blanchots Dessous, situato a sud del Criots Batard Montrachet.
Il Domaine Coffinet-Duvernay ha la fortuna di possedere vitigni nei due siti di Premiers Crus che si ergono sul grande Grand Cru Montrachet stesso, “Dent de Chien” e “Les Blanchots Dessus”.
Rimango affascinato dallo stile architettonico degli edifici: gli Château e i domain sono molto rustici e caratteristici ma semplici allo stesso tempo. Il materiale predominante è la pietra, sono generalmente costituiti da più di un edificio e all'interno si trovano oltre alle dimore della proprietà, anche gli ambienti necessari per la lavorazione e conservazione delle uve.
Pezzo forte di ogni domain, indipendentemente dalle dimensioni, è sicuramente la corte interna che durante la vendemmia viene utilizzata per la lavorazione delle uve a seconda delle possibilità e degli spazi a disposizione di ciascun vigneron.
Realtà molto diverse dalle aziende vitivinicole di Bordeaux strutturate e complesse, qui l’atmosfera è sicuramente più contadina, umile e rurale, ma non per questo di livello inferiore.
Preso possesso del mio letto, inizio a conoscere gli altri componenti che con me avrebbero condiviso questa esperienza.
Durante la prima cena, ancora non si erano creati i legami e le confidenze con i rispettivi membri del Team ed inizialmente la sala non era ricchissima di convivialità, ostacolo superato quando il vino giunse in tavola.
Ovviamente parliamo del loro vino base bianco da uve Chardonnay e rosso da uve Pinot Noir due vini che fanno acciaio, non affinati in barrique, secchi ma ben equilibrati, con una delicatissima aromaticità, persistenti con sentori non invadenti ma ben definiti, in perfetto stile francese.
L'amico vino ospite più atteso ha coeso il team, il capo contento e noi tutti pronti per affrontare l’indomani la vendemmia.
La giornata lavorativa prevedeva la sveglia alle ore 6:00 AM chi più chi meno poteva gestire una mezz’ora in più di sonno a seconda della rapidità nel prepararsi; la colazione era servita dalle 6:30 AM alle 7:00 AM, in modo da essere in vigna pronti per vendemmiare alle ore 7:30 AM.
Per colazione una tavola imbandita di ogni ben di dio e soprattutto qualsiasi cosa che contenesse zuccheri: dalle marmellate al miele alle torte e ai biscotti fatti in casa ed ovviamente tante tante e ancora tante baguette, burro, ma anche affettati di vario genere e pâté... unica pecca per noi italiani era il caffè, ma anche questo scoglio venne superato quando un membro italiano del Team sfoderò la mitica Bialetti.
L’attività in vigna, come ho detto, iniziava alle 7:30 AM con un piccolo break alle ore 9:30 AM per poi continuare fino alle ore 13:00 PM, poi una pausa di un’ora e mezzo in cui era previsto il pranzo per ritornare in vigna alle ore 2:30 PM e lavorare fino alle ore 6:30 PM.
Potrete sicuramente immaginare a fine giornata, dopo aver passato 8 ore in vigna, cosa possa significare provare il sollievo di una bella doccia calda e rigenerante, per non parlare dei momenti di relax passati ridendo e scherzando degustando buon vino tra conoscenti di varie nazionalità in attesa della cena.
Sia nei momenti di relax che durante il lavoro in vigna il vino era presente, ovviamente abusarne sotto il sole non era cosa saggia, ma sicuramente dava energia e aiutava a vendemmiare meglio stancandosi meno.
A giornata terminata e con lo stomaco pieno, il letto era sicuramente la meta più ambita.
Svegliarsi alle prime ore del mattino, affacciarsi alla finestra e vedere distese e distese di filari terminare all’orizzonte lasciando spazio alle cave di marmo, erano la carica che serviva per affrontare la giornata, le prime temperature mattutine erano gradevoli con un leggero venticello che non poteva non favorire il lavoro in vigna.
Il terreno molto duro e compatto è caratterizzato da strati di roccia sedimentaria marina da cui il vigneto trae la propria struttura e l’accumulo di roccia calcare frammisto di conchiglie e stelle marine caratterizzano la base da cui le viti traggono il loro sostentamento.
Da tener presente che la direzione nord-sud dei vigneti e la loro posizione sulle colline che si elevano tra i 200 metri e i 500 metri, permettono di ripararsi dai venti freddi che soffiano da ovest e di approfittare al massimo dall’esposizione ai raggi solari.
Nelle vigne viene utilizzato il sistema di allevamento a cordone speronato per le uve Chardonnay ed Aligoté, mentre per il Pinot Noir il Guyot e doppio Guyot. Su un sistema di allevamento che premia la qualità potrete immaginare il numero di grappoli presente su ogni vite in media 4/6 per le uve a bacca bianca e 3/4 per le uve a bacca rossa.
Le zone dove la viticoltura trova le condizioni più favorevoli è compresa in media collina dove si sviluppano i migliori appezzamenti classificati Premiers e Grands Crus. I migliori vigneti della Côte sono rivolti verso est e sud-est, sono quindi favoriti dall’esposizione del sole mattutino che riscalda gradatamente il terreno trattenendolo tutto il giorno e protetti dai venti di sud-ovest che portano le piogge.
I filari molto più stretti, lo spazio di lavoro minore rispetto alle vigne italiane ed il continuo alzarsi e abbassarsi tra i filari, col tempo, rendeva necessarie di piccole pause; ma era proprio quell’atto di sollevare il proprio corpo che permetteva di recuperare le forze andando avanti con la vendemmia.
Forse può sembrare assurdo, ma quando si lavora sotto il sole in vendemmia l’aria e la percezione del calore a seconda che si è seduti o in piedi, cambia vertiginosamente; ecco perché ogni tanto era necessario alzarsi prendere un bel respiro e sperare nel vento favorevole che accarezzasse il corpo per rinfrescarlo.
Come ho detto in precedenza il team era internazionale: Italia, Francia, Bulgaria, Senegal ma la cosa che più mi ha colpito erano i compagni di avventura francesi tra cui tre pensionati, a quel punto ero curioso di capire… “perché una persona che percepisce una pensione era lì a vendemmiare?” il quesito nacque in quanto uno di loro dopo il secondo giorno di vendemmia cominciava ad avere problemi alla schiena fino al punto di adoperare una panciera, insufficiente a placare il forte dolore.
Non ho saputo tenere a freno la mia curiosità! Ho quindi caricando al massimo la mia sfacciataggine e ho posto la domanda.
“Se sei pensionato ed hai un reddito fisso, perché vieni a vendemmiare…è forse passione?”
La risposta arrivò perentoria: “è un atto dovuto”
Inizialmente mi lasciò perplesso e non colsi il senso, perciò chiesi spiegazioni.
L’amico francese mi spiegò che per molti vendemmiare è un atto dovuto, si fa per le radici culturali, per il rispetto della terra e del vino, si vendemmia perché senza braccia volenterose non ci sarebbe vino da bere negli anni avvenire e ciò non deve accadere.
Svegliarsi quando fuori è ancora notte, tagliare i grappoli, alzarsi ed abbassarsi tra i filari sotto il sole rovente e sotto la pioggia, accusare dolore e stanchezza è il minimo che si possa fare per la terra, per la cultura dell’uva ed ovviamente del vino.
A quel punto non sapevo cosa dire, premetto che ho lavorato in un’azienda vitivinicola per più di due anni, ho quindi avuto modo più volte di scambiare pareri e porre quesiti ma mai nessuno mi aveva risposto così ”un atto dovuto” quasi come se non se ne potesse fare a meno.
Quasi come se si sentisse un obbligo morale.
La vendemmia per quanto faticosa è stata terminata in 6 giorni, due giorni in meno del periodo standard necessario per terminare tutti gli ettari.
L’ultimo giorno di vendemmia è stato passato sotto la pioggia dalle 7:30 AM alle 6:30 PM, purtroppo il tempo non è stato clemente, vi assicuro che vendemmiare sotto acqua e vento non è per niente piacevole, soprattutto per lo sforzo che deve sostenere il porteur. Infatti, oltre l’uva raccolta, la gerla in caso di pioggia accumula sia l’acqua piovana che l’acqua caduta nei secchi.
In parole povere sotto l’acqua il ritmo di lavoro aumenta vertiginosamente, in primis per terminare quanto prima ma anche per raccogliere meno acqua possibile nei secchie e nella gerla, meno acqua vuol dire il 30% di fatica in meno.
A Chassagne Montrachet la tradizione vuole che nell’ultimo giorno di vendemmia vengano raccolti fiori di campo per addobbare le auto, i furgoni e trattori per poi guidare all’interno del paese bussando e gridando la fine della vendemmia in allegria.
Terminata la vendemmia, fatte le docce, il titolare ci fa accomodare nella barricaia, luogo di meditazione, evoluzione ed invecchiamento delle uve lavorate. Ci troviamo in un ambiente caratterizzato da archi in pietra di un edificio dei primi inizi del ‘900… pieno di barrique.
La parte interrata dedita alla conservazione ed affinamento dei vini è caratterizzata da una prima stanza strutturata a volte dove le protagoniste indiscusse sono le barrique e dove i vini riposano per almeno 24 mesi.
Avanzando troviamo altre due stanze sempre più umide dove le muffe la fanno da padrone, luogo evoluzione dove i vini imbottigliati riposano lentamente negli anni.
Giungiamo poi in una stanza diversa, con un tavolo centrale e le pareti organizzate a scaffalature…sicuramente la stanza più datata che Phillippe mi spiega essere per lui un luogo privato, dove trascorrere piacevoli momenti conviviali con amici, in compagnia di ottimi vini.
Un’esperienza unica che personalmente consiglio a tutti almeno una volta nella vita, un modo per entrare in contatto non solo con la natura ma con l’essenza stessa della cultura della vigna e del vino.
Elenco dei vini degustati di differenti aziende:
Crémant de Bourgogne, Cuveé Bastien, Brut – Domaine Coffinet Duvernay
Chassagne Montrachet, Les Voillenots 2008 – Domaine Coffinet Duvernay
Chassagne Montrachet, 1er Cru La Maltroie 2001 – Domaine Coffinet Duvernay
Santenay Clos Faubard, Premier Cru 2008 – Lucien Muzard & Fils
Santenay Les Charmes Dessous 2011 – Domaine Nicolas
Bourgogne Clos Saint-Christophe 2014 – Domaine ROY Frères
Pommard Rugiens 1995 – Domaine Pillot