I vini per Natale di Enrico Moschella, sommelier del George Restaurant
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Il 2023 è un anno memorabile per Napoli
perché è arrivato il desideratissimo Scudetto, dopo oltre trent’anni di attesa, e la seconda stella Michelin per la prima volta, quella del George Restaurant, dello storico Grand Hotel Parker’s. Lo chef resident è il simpaticissimo Domenico Candela, napoletano, ed Enrico Moschella è il suo sommelier, ugualmente solare e impeccabile professionista. Ad Enrico ho chiesto consigli sui vini per il Natale.
I vini delle feste di Enrico Moschella
Le mie prime 26 festività natalizie le ho trascorse a Taormina, luogo dove sono nato e dove è iniziato il mio percorso in mezzo ai tavoli di un ristorante. Ai fornelli mia nonna Lina che sfornava manicaretti anche per 30 persone, sia per la cena della Vigilia, che per il pranzo del giorno dopo.
In seguito ci sono state piccole parentesi londinesi e svizzere. Ormai da circa 10 anni il mio Natale è stato sempre napoletano e la regia dei fornelli è rigorosamente affidata a Rita, mia suocera.
Si inizia sempre con un aperitivo: tartine, frittelle di cavolfiore e di baccalà, e pizza di scarole, con cuistappo molto volentieri un Henri Giraud MV 17. Champagne elegante, di stile contemporaneo ed equilibrata acidità.
Con l’immancabile spaghetto alle vongole opterei per il Falerno del Massico Dop Vigna Caracci di Villa Matilde Avallone. La vinificazione in anfora della falanghina, raccolta dalle vigne più antiche, dona struttura, freschezza, oltre che la piacevole mineralità del suolo vulcanico di Roccamonfina.
Ma il protagonista indiscusso della cena della Vigilia è il baccalà! Rita è figlia di “baccalaiuolo”, quindi è una cosa davvero seria. Rigorosamente fritto, mi piace pensarlo insieme ad un vino del mio vulcano, l’Etna, il nerello mascalese di Ayunta vinificato in bianco e maturato in cemento, dalla notevole freschezza e spiccata mineralità.
A fare da tramite tra la parte salata e quella dolce della cena ovviamente c’è lei, l’insalata di rinforzo.
E per finire, ad irrorare i tradizionali struffoli, roccocò, mustaccioli e chi più ne ha più ne metta, sceglierei un passito sempre di Villa Matilde Avallone, l’Eleusi, ottenuto tramite vendemmia tardiva, un vino intenso, con note di vaniglia, fichi secchi e albicocche disidratate.
Se per la vigilia le pietanze di mare sono le protagoniste assolute, per il pranzo si cambia del tutto regime.
Naturalmente una bollicina non può mancare per iniziare, un buon Franciacorta come lo Zeronero di Andrea Arici non sarebbe male, 100% pinot nero delle colline calcaree di Gussago, in provincia di Brescia, a fare d’apripista ed a prepararci alla tradizionale minestra maritata alla quale vedrei ben accostato il Vigna delle Volpi, piedirosso dei Campi Flegrei di Agnanum del quale apprezzo molto le note affumicate, pepate e la sua freschezza.
Ad accompagnare invece i tortellini in brodo di gallina proverei con il Clarè J.C. di Vajra. Nebbiolo in purezza, vinificato prendendo spunto dagli appunti di Gian Battista Croce. Vino fresco, leggero e con una impercettibile frizzantezza.
E adesso arriva lui, “o’ ruot o’ furn”, agnello al forno con patate e piselli, almeno Rita lo fa così. Andiamo in Toscana con il Paleo, de Le Macchiole, cabernet franc in purezza, molto elegante, di corpo, dal sorso importante e caldo.
Panettone o pandoro? Io dico panettone, con i canditi, anche se poi qualche fetta di pandoro ci esce sempre. Con questo dolce, simbolo del periodo natalizio, mi piace andare sul classico, anche perché quest’abbinamento suscita ricordi della mia infanzia quindi credo che il Moscato d’Asti Tacco 12 di Scarpa sarà un perfetto compagno.
Salute e buon Natale a tutti!
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